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L’introduzione dei metodi automatici di analisi cellulare ha radicalmente trasformato la realtà ematologica. All’inizio degli anni ’50 le indagini ematologiche di routine erano limitate al dosaggio spettrofotometrico dell’emoglobina, alla determinazione del valore ematocrito,  alla conta dei globuli bianchi, effettuata al microscopio, e alla formula leucocitaria su striscio colorato.

La conta dei globuli rossi, lunga, difficile ed imprecisa, veniva praticata solo in casi particolari e selezionati. Considerazioni analoghe si applicavano al conteggio delle piastrine. Oggi, la tecnologia con i metodi automatici, si è spinta alla misurazione delle dimensioni delle cellule con parametri medi ed istogrammi di distribuzione. I laboratori utilizzano strumenti sofisticati capaci di analizzare rapidamente migliaia di cellule e di misurarne diverse proprietà chimiche e fisiche, così da classificarle in popolazioni distinte.

Si è imposto così il concetto di esame emocromocitometrico completo, un vero e proprio profilo ematologico comprendente misurazioni quantitative dirette e indici da esse derivati.


L’essenza del sapere medico consiste nell’interpretazione dei segni e dei sintomi e della loro correlazione con la fisiopatologia: il clinico, integrando nel processo diagnostico le informazioni della semeiotica clinica, funzionale e di laboratorio trasforma i sintomi in conoscenza (diagnosi) e azione (terapia). I segni clinici erano una volta basati prevalentemente su quello che il clinico vedeva e sentiva esaminando il paziente. Nella medicina moderna oltre l’80% delle informazioni sono prodotte nei laboratori di chimica clinica. La semeiotica è quindi oggi strumentale e consiste nella misura di un analita o di una funzione in salute e in patologia. Il luogo della produzione di questa informazione è migrato dal letto del paziente alle stanze di laboratorio.

Questo cambiamento è stato possibile grazie ad un processo di continua osmosi tra le conoscenze mediche e quelle della scienza di base e in particolare della genetica e della biochimica.
La intuizione della “individualità biochimica” da parte di Archibald Garrod all’inizio del ‘900 ha aperto la via alla medicina biochimica e alla semeiotica di laboratorio.

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